La Pasquarella

 Una terra ricca di spiritualità e tradizione, quella Umbra, che in ogni angolo è pronta a svelarci piccoli segreti nascosti dall’oblio del tempo, ma che ancora resistono, pulsanti e vitali. 

Uno di questi è senza dubbio l’Eremo della Pasquarella.

Posto a metà strada circa tra Todi ed Orvieto, incastonato in una gola profonda e misteriosa, sorge questo minuscolo eremo intriso di storia e leggende. 

Un sito, quello delle Gole del Forello, che come pochi altri racchiude in sé, dalla notte dei tempi, leggende e tradizioni antiche secoli, se non millenni, che nel trascorrere del tempo si sono accavallate ed hanno reso questo luogo magico e pieno di mistero.

Cenni Storici

Se nel soprastante altopiano di Scoppieto vennero ritrovati segni di un tempio italico risalente al IV-III secolo a.C. che dimostrano l’esistenza di insediamenti umani antichissimi, l’utilizzo delle grotte da parte di eremiti e uomini di fede all’eterno della gola, è riconducibile al periodo compreso tra il VI e l’VIII secolo d.C.

In quell’epoca infatti giunsero nei territori del centro Italia degli eremiti Siriani, con la finalità di convertire alla fede Cristiana gli autoctoni.

Gran parte della popolazione era legata infatti a riti, rituali e religioni ben più  antiche di quella cristiana e che verranno poi raccolte tutte insieme  nel termine di ‘pagane’ ma che in realtà conservavano in sé una ben più profonda varietà di tradizioni e spiritualità antichissime.

L’Eremo vene fondato attorno all’anno 1000, per mano di un personaggio chiave dell’epoca, che contribuì fortemente alla diffusione e creazione di luoghi di culto simili, un pò ovunque: San Romualdo, padre fondatore della Congregazione Camaldolese.

Ecco quindi che la Pasquarella, il cui primo nome fu Santa Maria dello Scoglio (da qui il nome del borgo soprastante di Scoppieto) entra a far parte di un circuito ravvicinato di piccoli conventi camaldolesi del territorio, oggi purtroppo del tutto scomparsi ed in parte assorbiti dalle acque del Tevere che occupò territorio dopo la realizzazione della diga di Corbara.

Proprietà nel corso dei secoli di due importanti famiglie feudali del territorio, i conti di  Montemarte che oltre ad esserne probabilmente i fondatori, avevano in quel vasto territorio i propri possedimenti e la propria potenza economico politica, fungendo da ago della bilancia tra i due grandi centri di Todi ed Orvieto.

L’Eremo appartenne poi alla famiglia dei Fredi di Civitella i quali, ritiratisi a Todi nel 1400, abbandonarono di fatto anche il sito della Pasquarella, lasciandolo così in un lungo periodo di abbandono e pericoloso oblio.

Il passaggio definitivo di Todi sotto il dominio dello Stato Pontificio, confermò questa condizione di decadenza dell’ eremo e si pensò addirittura alla sconsacrazione, se non fosse stato però che la popolazione locale, fortemente legata e vincolata con questo sito ricco di spiritualità e leggende tanto vive quanto numerose, mantenne imperterrita la frequentazione dell’ eremo e nonostante le funzioni religiose vennero ridotte al minimo, riuscirono a mantenere viva la forza spirituale di un luogo tanto amato da tutti.

Seppur all’interno del territorio di Civitella del Lago, viene storicamente considerata di appartenenza al paese di Acqualoreto, che riuscì ad attribuirsene l’assegnazione vincendo una sfida tra le parrocchie circostanti che se la contendevano. 

La sfida prevedeva che da ogni paese partisse una processione destinata all’eremo e solo la prima avrebbe potuto rivendicarne la proprietà.

Vinse Acqualoreto.

Leggende Folklore e Tradizioni

È cosi, grazie a questa incrollabile fede delle genti del posto, che l’Eremo della Pasquarella fiorì a nuova vita nel 1800, quando, complici anche eventi prodigiosi ne amplificarono nuovamente la fama e l’eco.

Secondo la tradizione infatti avvenne, ripetutamente per più anni, alla fine del secolo, un miracolo che vide i volti dell’ affresco della Madonna con Gesù Bambino, bagnarsi di copiose lacrime.

Ma oltre a questo fatto clamoroso, molte altre suggestioni, leggende e tradizioni sono legate a questo fazzoletto di terra che sembra fare della magia una propria prerogativa  indissolubile:

La Regina, intesa come la Madonna, che giunta sulle sponde di questo lato del Tevere dopo un nubifragio, mentre si recava (o tornava) a Roma dopo la morte di suo figlio Gesù, impossibilitata a superare la gola, in sella ad un cavallo, fece compiere un salto prodigioso all’animale, permettendole così di andare e oltre e proseguire il suo cammino.

Ancora oggi sarebbe visibile, in una pietra nel bosco, l’orma del cavallo dopo essere atterrato da un salto cosi grande. Di certo è presente una pietra con inciso il suo nome, dove i pellegrini che scendevano dalle colline, si fermavano in preghiera e recitavano il ‘Salve o Regina’

Secondo altri però quella stessa orma apparterrebbe al Demonio, che sotto le sembianze di un toro possente vigilava su un enorme tesoro di oro e preziosi, nascosti in una grotta, e che dopo essere stato sconfitto dai monaci dell’Eremo lasciò un segno su una pietra del suo terribile passaggio. 

E ancora la lunga permanenza del beato Jacopone da Todi che in questi luoghi ameni, si rifugiò all’inizio della sua dolorosa conversione, quando, dopo aver perduto la moglie in un grave incidente in un palazzo del centro storico di Todi, scoprì che lei portava su una gamba il cilicio.

E lo indossava per espiare le colpe del marito peccaminoso dedito ad una vita di lussuria e perdizione.

Qui il frate compose parte delle sue opere, le Laude, considerate universalmente tra le più incredibili e fondamentali composizioni del medioevo per la lingua volgare.  Qui prese forma il suo cammino spirituale e filosofico e, forte della parola di San Francesco, sfidò il potere ecclesiastico e il Papa eletto, Bonifacio VIII, simboli opposti e molto lontani dal suo modo di concepire la vita, il mondo e soprattutto la Fede.

Ma ancora a queste terre è legata la leggenda del Regolo, il Re dei serpenti,  una creatura mostruosa, dalle fattezze gigantesche e dalle origini demoniache, una delle tante creature presenti nei bestiari medievali e tipica delle zone del centro italia.

Parente molto stretto del Basilisco di origine greca, oggi riportato alla ribalta dai romanzi di Harry Potter.

Infine, in una terra comunque di fatto di confine tra due mondi distinti e separati, abbandonata per lunghi secoli, divenne inevitabilmente zona di rifugio e dominio di briganti e banditi, figure delle quali poco sappiamo se non chè dell’eco delle malefatte e prepotenze perpetrate ai danni della popolazione e dei malcapitati di turno. 

Figure a volte leggendarie che uniscono la propria fama ormai perduta nel tempo, a quella delle tante leggende delle Gole del Forello e dell’Eremo della Pasquarella. Fondendosi insieme tutti questi elementi, uniti alle rovine di un castello ormai purtroppo del tutto scomparso ma che fino a qualche anno fa era ancora parzialmente visibile, ecco inevitabile comparire la figura di un leggendario Cavaliere di Ventura il quale, destituito e usurpato delle proprie terre, qui si rifugiò con pochi fedeli al suo seguito, in attesa di ricostruire la sua vendetta.

Leggende, storie di fantasia e fede popolare, miracoli riconosciuti e persi nella notte dei tempi, creature fantastiche e piccoli uomini di fede dalla potenza inarrestabile,  religione, folklore e ancestrali tradizioni, grotte antiche, un eremo millenario e il suo ponte medioevale, il tutto racchiuso in una gola stretta e misteriosa, pronta a svelarsi in tutta la sua Magia.

Pronta a farci scoprire… Il Sapore dell’Umbria ❤️

L’Eremo è oggi visitabile, in occasione delle funzioni religiose, il giorno dell’Epifania, la seconda domenica dopo la Pasqua e l’ultima domenica di Maggio.